Le modifiche alla legge regionale piemontese sulla caccia aggravano ulteriormente le criticità della pratica venatoria anche sul territorio appenninico.
Meritano un giudizio del tutto negativo le recenti modifiche che, con gli articoli dal 16 al 27 della recente L.R. 15/2020, sono state apportate alla legge regionale piemontese sulla caccia (L.R. 5/2018).
Introdotte all’interno in un provvedimento (definito “Omnibus”) collegato al decreto “Riparti Piemonte” (dal che si deduce che, secondo la Giunta, la ripartenza della Regione nel dopo – Covid dipende anche dalla caccia), esse sono obiettivamente destinate ad aggravare un quadro già critico, quello dell’attività venatoria, che ogni anno causa numerose vittime, mette a repentaglio la sicurezza delle persone e sottrae per mesi alla fruizione comune spazi naturali sempre più vasti (con le braccate, ad esempio – erroneamente chiamate “battute” – interi versanti di montagne sono “chiusi” per intere giornate alla fruizione pubblica; coloro che vi si trovassero per diporto o altre attività – escursionismo, raccolta funghi, semplici passeggiate in famiglia – sono esposti a seri rischi. L’impatto sulla fauna selvatica non si limita poi alla sola specie cacciata ma è generalizzato). Continua a leggere “Caccia in Piemonte: modifiche illogiche che complicano un quadro già critico”